Benvenuto Giacomo!
Ci incontriamo già questo mercoledì (7 aprile) alle 20.30 in via Pitacco, 29.
D'accordissimo sulle linee generali (è quello che vogliamo fare noi).
Rispondo un po' più sullo specifico sulle tue osservazioni al manifesto.
QUOTE (shortman @ 1/4/2010, 21:23)
Evolviamo, superata la congiuntura elettorale locale, verso l'esito fisiologico di una rete in cui il termine cittadino (mi piace il paragone con il citoyen della Rivoluzione Francese) è necessariamente italiano, multietnico, europeo e transnazionale. Perchè non aprire, tanto per cominciare, un blog in inglese dedicato al confronto con esperienze europee similari ?
Molto interessante e necessario, ma mi sembra un po' prematuro. Forse potremmo cominciare a "sfruttare" i gruppi che già si occupano di politica estera (tra quelli interni alla Rete dei Cittadini ci siamo sicuramente noi di Per il bene comune, altri ne potremmo trovare).
QUOTE
Aggiungerei, evolvendo da un approccio difensivo tipo del clima elettorale, un frase positiva, un ideale "rivoluzionario" che possa prescindere da qualsiasi congiuntura, tipo "Vogliamo creare infine un sistema di partecipazione politica nuovo fondato sul diritto personale di ciascun cittadino ad uno spazio di confronto reale sui temi di suo interesse".
Direi perfettamente in linea con lo statuto della Rete dei Cittadini, che si basa sulla democrazia diretta. Finita la scadenza elettorale stiamo modificando lo statuto, può essere un'occasione per fare qualche ritocco al manifesto.
QUOTE
Un "benchmarking" che permatta di valutare il livello di aderenza a questi principi potrebbe essere la "sostenibilità" delle attività economiche intesa come capacità delle stesse di accompagnare la terra e la sua popolazione IN EQUILIBRIO attraverso il terzo millennio. Una proposta operativa forte da aggiungere al Manifesto potrebbe essere: "E' altrettanto forte e presente la necessità di creare una vera cultura economica aderente ai principi di sostenibilità, dalle scuole alle aziende, che sappia ridare al termine "imprenditore" la valenza originaria, a tutti applicabile, di coraggioso costruttore di organizzazione economica volta veramente a massimizzare il benessere di tutti gfli individui".
Una rete forte non potrà prescindere dal coinvolgiemnto di "imprenitori" che condividano ideali diversi, di sostenibilità. Ce ne sono.
Siamo in una economia di mercato. Bisogna sapere parlare anche alle aziende. Perchè non organizziamo seminari sulla conoscenza dei diretti produttivi locali, invitando sia scuole, università che aziende ?
Sul concetto sono d'accordo (è una delle cose che ci distingue dalla sinsitra), ma non so se è il caso di metterlo nel manifesto.
Sennò dovremmo spendere parole anche per gli agricoltori, i commercianti, gli operai, gli artisti, ecc. ecc. Magari si possono citare tutti i settori della società, ma non si può scrivere 2-3 righe per ognuno (inoltre ce ne dimenticheremmo sicuramente qualcuno).
Il Manifesto devono essere delle linee conduttrici molto generali, il principio base deve essere la democrazia diretta, cioè decide il popolo. E il popolo, se ha gli strumenti, decide per il suo bene (cioè il bene comune). Un manifesto troppo specifico rischia di dividere piuttosto che unire.
QUOTE
Aggiungerei, riallacciandomi sempre al tema della internazionalizzazione, anche i ruoli delle "Etnie" e non solo delle religioni. In Italia ci sono ormai centinaia di migliaia di cittadini di cittadini, che hanno diritto di voto, che si considerano italiani a tutti gli effetti pur conservando radici linguistiche ed etniche (e giustamente) diverse: arabi, africani, sudamericani, russi, ucraini, ecc.
Puoi proporre una modifica concreta (consiglierei: più "sintetica" possibile)